Lettera vincitrice sezione adulti
Alberto Pellai
Quattro figli in dono
Cari figli,
mentre voi state scrivendo la vostra lettera a Babbo Natale, io ho deciso di indirizzarne una a voi. Del resto voi con penna e pastelli state chiedendo regali a chi riserva sorprese sotto l’albero. Beh, io i miei regali li ho già ricevuti. Siete voi. E anche se non ho un Babbo Natale a cui dire grazie, c’è una riconoscenza profonda che devo alla vita per avervi fatto entrare nel mio “territorio” e avermi reso l’uomo che non sarei mai potuto diventare senza di voi.
Forse vale proprio la pena che un papà di tanto in tanto si fermi e scriva ai propri figli, facendo loro sapere quanto sono importanti per lui.
Io sono un maschio e non ho avuto mai una grande famigliarità con le emozioni. Perciò all’annuncio del vostro arrivo, ogni singola volta, nella vita, mi sono sentito travolgere da un’onda intensa e profonda, che mi ha lasciato senza fiato. Non so dirvi che cosa provavo quando la mamma mi sventolava sotto il naso quelle due righe colorate con cui un test annunciava che voi eravate già al lavoro per costruirvi un nido nella sua pancia. Io stavo lì, sospeso tra la gioia e la paura, tra un senso di onnipotenza infinito e la percezione chiara di tutti i miei limiti.
Ogni vostra nascita è stato un Natale per la mia vita e devo ammettere che del Natale ho impersonato tutti i personaggi e l’intero copione. Mentre vi aspettavo, mi sono spesso sentito un somaro (saprò curarlo, cullarlo, consolarlo quando piange? Coccolarlo quando vuole starmi vicino?) e anche un po’ bue (se non dormono di notte io muggirò così forte che alla fine dovranno arrendersi). Mi sono sentito davvero come Giuseppe che si è affidato alla sua sposa (quante volte ho pensato: con la vostra mamma vicino riuscirò a fare tutto!) e un po’ come i Re Magi (che bello è stato cercare per voi i doni con cui accogliervi nella vita, in particolare scegliere la musica con cui vi facevo addormentare, sera dopo sera).
Ora siete lì, tutti e quattro. Jacopo, di 11 anni, sa che Babbo Natale non ha il vestito rosso e la barba bianca eppure armeggia anche lui con carta e pennarelli per solidarietà nei vostri confronti. Alice, dall’alto dei suoi 8 anni, sta lì, appesa alla sua penna: il primo mistero dell’infanzia anche per lei è forse già risolto, ma finge di non sapere ciò che gli adulti sanno. In fin dei conti è così bello rimanere bambini. E poi ci sono loro due: Pietro che ha consumato tutto il pennarello rosso in onore di Babbo Natale e Caterina che anche quest’anno, essendo la più piccola della tribù, sarà il nostro Gesù Bambino di famiglia.
Ci sono giorni e momenti, proprio come quello che sto vivendo ora, in cui osservarvi, sapere che ci siete, vedere che straordinaria meraviglia disegna nello spazio la sagoma dei vostri corpi, il biondo dei vostri capelli, la luce dei vostri occhi mi accelera il battito del cuore e mi lascia lì, in balia dello stupore. Uno stupore che, in quell’istante perfetto, racchiude l’intero senso e significato della vita e inonda me, uomo e padre, di una tenerezza infinita. Il mio papà non è mai stato tenero con me, non mi ha mai detto una volta ti voglio bene. Lui era fatto così e non ce la faceva. Io invece ogni giorno posso toccare con mano il miracolo di quanto sia magnifico per un papà abbracciare il proprio bene e potergli dire, senza inibizioni : ti voglio bene, figlio mio.
Ecco: io, un po’ bue, un po’ somaro, un po’ re Mago, un po’ Giuseppe in questo Natale volevo tanto farvi avere in dono la mia gratitudine. Perché so che grazie a voi non solo la mia vita è diventata più bella, ma io credo proprio di essere diventato un uomo migliore. Nulla come questa consapevolezza racchiude dentro di sé lo spirito del Natale, di questo Natale, di quelli che già ho vissuto e di quelli che verranno. Alzo gli occhi al cielo e da questo momento, aspetto insieme a voi che anche quest’anno nasca Gesù Bambino.
Lettera vincitrice sezione under 14
Elshaday Origgi
Ciao Babbo Natale,
sono Elshaday, vorrei una bicicletta blu Scout, misura 20 con ammortizzatori.
L’ho vista un pomeriggio con mamma, papà e Dawit in un negozio che vende solo bici.
Insieme alla bici vorrei anche avere il caschetto, ho già misurato la mia testa, è grossa cm. 51.
Babbo Natale Nicolas è un mio amico ammalato e dice solo poche parole. Quest’anno ti chiedo una cosa speciale ma per me bellissima, mi farebbe molto felice se riesci a fare parlare Nicolas.
La mia mamma però vuole che il giorno di Natale mi porti solo un regalo, se devi scegliere io verrei di più di tutto che parli Nicolas perché gli voglio tanto tanto bene e mi piace stare con lui. Purtroppo io non riesco a capire quello che vuole, se inizia a parlare sarebbero tanto contenti anche la sua mamma, il suo papà e suo fratello William.
Io per l’anno prossimo userò la bici di mio fratello Dawit, è un po’ rotta però va bè.
Ti prego cerca di farlo parlare.
Io ho fatto una scelta con il cuore. Ti prego ascoltami.
Babbo Natale ti voglio tantissimo bene